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mercoledì 30 marzo 2016

Incontro con la Comunità Terapeutica "Tingolo libera tutti"

Anche quest’anno abbiamo incontrato alcune ragazze della Comunità Terapeutica Educativa Femminile “Tingolo per tutti” facente parte della Cooperativa sociale “L’imprevisto” di Pesaro.
Sono intervenute tre ragazze (Diana,Federica e Serena) accompagnate dal dott. Silvio Cattarina e dal prof. Paolo Benetti.

Riportiamo i commenti più significativi degli alunni delle classi 3 A ,3C e 3D.
La droga può causare dipendenza cioè bisogno di farne uso anche avendo la consapevolezza che fa male, che causa problemi fisici e psicologici. Per ragazzi e ragazze è molto semplice iniziare a fare uso di sostanze stupefacenti quando sono in compagnia: provano per divertimento, sottovalutando la pericolosità di queste sostanze e poi, senza rendersene conto, diventano dipendenti. Ascoltando le ragazze della comunità mi sono rattristata molto perché ho capito che tutte hanno sofferto… hanno sofferto prima, perché si sentivano sole e incomprese…hanno sofferto dopo, per riuscire a smettere. La droga non aiuta, distrugge!

Emma della classe 3A

Sono molti i ragazzi che fanno uso di droghe e abusano di alcolici per curiosità, per divertirsi o per sentirsi migliori. Molti sono quelli che si drogano per lasciarsi andare, per dimenticare, per smettere di pensare alla sofferenza che si portano dentro o che vedono attorno a loro. Le sostanze possono far apparire tutto ciò più semplice, possono sembrare la strada più facile per affrontare i problemi. Da combattere non c’è solo la droga ma il vuoto che le persone che la usano si portano dentro!

Pietro della classe 3A

La frase che mi ha colpito maggiormente è stata:”noi non siamo condannati dai nostri errori, non prigionieri di noi stessi”. Questa frase mi ha fatto riflettere e mi ha fatto capire che, anche se il destino ci pone degli ostacoli o ci prospetta una vita difficile, noi non dobbiamo essere succubi delle sofferenze e non dobbiamo per forza vivere nell’oscurità. Anche se il nostro passato non può essere cambiato, non significa che il futuro che ci spetta non possa essere stravolto in maniera positiva.

Nicole della classe 3D

Le ragazze della Comunità “Tingolo per tutti”, ci hanno raccontato le loro storie, le loro esperienze, accomunate da una sofferenza profonda, dall’allontanamento dalle persone che le amavano, dal senso di solitudine e ribellione alle regole. Le droghe e l’alcool annebbiano la mente e isolano dal mondo che ci circonda
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Alessio della classe 3A

Questo incontro è stato, in parte, strano: non mi era mai capitato di sentir raccontare esperienze così forti direttamente da chi le ha vissute. Ho ammirato il coraggio delle ragazze, di parlare, di esprimersi davanti a tutti noi, non so se io sarei riuscita al loro posto. Vedendole, non penso che si siano rovinate la vita e non mi sento di discriminarle per il loro passato. Sono riuscite ad uscirne, tutti possono sbagliare, nessuno è perfetto, ma loro sono state forti, sono uscite grazie anche alla Comunità.

Diana della classe 3C

A volte ci si sente sfortunati, non apprezzati. Parlare con amici, genitori o insegnanti è l’unico modo per risolvere un problema… parlare. Quando si sta da soli ci si sente persi, tutto sembra insormontabile. La droga può far sentire leggeri, invincibili, pieni di energia ma è solo un’illusione. La Comunità ha aiutato queste ragazze a non sentirsi più sole. Certo smettere di drogarsi non è facile, ci vuole tanto tempo e tanta forza di volontà. Bisogna volerlo col cuore!

Alice della classe 3A

Perché in questo mondo non è possibile vivere serenamente? Perché ognuno pensa a sé? Perché le persone cercano qualcosa che le “riempia”, che le faccia sentire libere da ogni problema, libere di non dover pensare al domani? Siamo in questo mondo per sbagliare? Per cambiare? Per migliorare? Una cosa è certa: la droga non è la risposta giusta. Una volta che sei dentro è impossibile uscirne da soli. Le Comunità spesso rappresentano l’unica possibilità di vedere la luce dove c’è il buio, perché insegnano alle ragazze e ai ragazzi che ne sono ospiti ad accettarsi, a sentirsi utili, a parlare, ad amare la vita, a non sentirsi più soli, a condividere problemi e affrontarli, a crescere, a gestire il dolore, a fare amicizia, ad aiutarsi. La vita è solo una e bisogna godersela ma bisogna volersi bene e il bene è una grande responsabilità…


Maria Priscila della classe 3A

venerdì 25 marzo 2016

L'ex baby scommettitore:" Ero schiavo delle slot. Ho svuotato due libretti e venduto l'oro di papà"

La storia di un ragazzo milanese: “Così per sette anni sono stato malato di azzardo”
“Ho cominciato a giocare d’azzardo a 14 anni. Facevamo la schedina nell’intervallo a scuola. All’inizio era un passatempo”. E alla fine? “Alla fine avevo svuotato due libretti di risparmi, mio e quello della mamma”. Migliaia di euro bruciati in poker e slot machine. “Mi sono fatto anche dei debiti. Quando i soldi sono finiti, ho venduto l’oro che c’era in casa per continuare a puntare”. Nicola (nome di fantasia) fa il barista a Milano Oggi ha 21 anni. “Per sei sono stato malato. Malato di gioco”.
Che cosa ricorda delle prime volte?
“Ero all’ultimo anno di scuole medie. Il sabato pomeriggio andavo con i compagni alla Snai a puntare su serie B e Premier League. Mi giocavo tutta la paghetta”.
Il gioco d’azzardo è proibito ai minori. Come si aggirano i divieti?
“Entri, punti e nessuno ti dice nulla. Nelle sale scommesse non c’è alcun controllo. Quella dove andavo io era dietro la scuola”.
Le è mai stata rifiutata una giocata perché era minorenne?
“Mai”.
Quando è passato alle slot?
“E’ successo per caso. Un giorno ho infilato 5 euro in una macchinetta e ne ho vinti 850. Quella è stata la mia rovina?”.
Perché?
“Non mi sono più fermato. Se un giorno vincevo, il seguente mi rigiocavo tutto. Ero ossessionato dal pensiero di recuperare i soldi persi”.
Ma il banco vinceva sempre.
“C’erano momenti in cui pensavo:”Sono un idiota”. Ma dopo un paio d’ore stavo di nuovo puntando. Una volta ho perso 900 euro in un giorno”.
Poi ha toccato il fondo.
“ E’ successo quando ho preso dalla cassaforte la fede di mio padre e l’ho venduta per 100 euro. Quei soldi mi sono durati meno di dieci minuti alla macchinetta”.
La famiglia e gli amici erano a conoscenza del suo problema?
“No, mi vergognavo. Andavo a puntare da solo. Ne parlai con un amico anche lui scommettitore. Per aiutarmi mi regalò un salvadanaio, ma non l’ho mai riempito. Un giorno la mamma  me lo tirò dietro perché aveva scoperto tutto”.
Da quanto tempo non scommette più?
“Da quattro mesi. Neanche una schedina. E’ dura ma resisto. La famiglia e lo psicologo mi aiutano. Ma non posso ancora dire di essere guarito”
Che cosa direbbe al premier Matteo Renzi?
“Di farsi un giro in una sala slot tra ragazzini malati e anziani che si giocano la pensione in un pomeriggio. Uno Stato serio dovrebbe vietare queste cose. Ormai ad angolo di Milano c’è una sala slot. Io cambio strada per non passarci davanti”.
Cosa vuole fare da grande?
“Avrò un bar tutto mio. Sarà senza slot”.





Articolo di Gabriele Martini pubblicato dal quotidiano La Stampa il 24 marzo 2016

La paghetta finisce nelle slot machine: duecentomila adolescenti italiani malati

La legge non funziona. Aumentano i giocatori d’azzardo tra i 14 e i 19 anni. Il 7% riferisce di puntare soldi quattro o cinque volte a settimana.

Otto e mezza di mattina, tabaccheria nel centro di Torino. Il ragazzino indossa un cappellino con visiera e scarpe firmate. Avrà 14 anni, al massimo 15. Quando è il suo turno parla senza esitazioni: “Un miliardario”. Allunga 5 euro e si china sul bancone. Gratta. Non vince.
Nel paese dell’azzardo (87,8 miliardi di euro il giro d’affari nel 2015) le nuove leve di giocatori sono sempre più giovani. Tentano la fortuna al bar prima di sedersi tra i banchi di scuola, trascorrono pomeriggi nelle sale scommesse; dopo cena svuotano la carta di credito dei genitori nelle slot-machine per telefonini e tablet.
La percentuale di studenti nella fascia di età tra 15 e 19 anni che nell’ultimo anno ha giocato d’azzardo è in crescita: dal 39% del 2014 al 42% del 2015. Lo dice il Consiglio nazionale delle ricerche, in un’indagine che “La Stampa” ha potuto visionare in anteprima. L’esercito dei baby scommettitori (in prevalenza maschi: 51% maschi contro il 32% delle femmine) conta un milione e 200 mila adolescenti. Con un paradosso: in Italia il gioco d’azzardo è vietato per legge ai minorenni. Eppure.
I controlli sono quasi inesistenti e gli esercenti di ricevitorie e sale slot raramente chiedono la carta d’identità. Sempre più spesso, proprio come accade tra gli adulti, anche gli adolescenti si ammalano di gioco. Sono oltre 200 mila i ragazzi under 19 che puntano soldi quattro o più volte a settimana. Si tratta del 7% dei giovanissimi italiani. I giochi più diffusi sono gratta e vinci, scommesse sportive, Bingo e slot-machine.
Secondo i dati raccolti dalla Casa del giovane di Pavia nelle scuole lombarde almeno uno studente su due ha giocato d’azzardo.”L’accesso all’azzardo è sempre facile. Le app dedicate si moltiplicano e le macchinette sono ovunque”, spiga lo psicologo Simone Feder, animatore del movimento No Slot che da anni fa prevenzione nelle scuole. “ I ragazzini mi chiedono:”Se fa male, perché è legale?”.
Il problema non è rappresentato soltanto dai soldi che buttano, ma dal tempo che sprecano”. Tempo sottratto alla vita.


Articolo di Gabriele Martini pubblicato sul quotidiano La Stampa il 24 marzo 2016.