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venerdì 29 marzo 2013

Perché la scuola non educa all'alimentazione?


L’uomo ha dovuto pagare il dono di essere onnivoro,assoggettando le sue scelte alimentari alla casualità e all’empirismo prima di poterle sottoporre all’avallo scientifico dei nostri tempi. Nei Paesi più evoluti l’eterogeneità e la sovrabbondanza dell’offerta alimentare hanno finito,però,per travolgere il buonsenso e la sobrietà degli antenati. Inoltre, il gusto personale e l’attrazione per alcuni cibi o il rifiuto di altri non sono una guida idonea per decidere cosa e quanto mangiare senza danneggiare la macchina metabolica.
Gli errori nutrizionali più gravi si pagano subito, in contanti, con una tossinfezione o un avvelenamento. Invece,le malattie cronico-degenerative, che minacciano sia la longevità, sia la qualità degli anni guadagnati rispetto ai progenitori,sono anche un fatto di manutenzione e di “tagliandi”da rispettare secondo le indicazioni della medicina preventiva.
Senza una corretta informazione, da acquisire  in età scolare (non è necessario approfondire i dettagli della fisiopatologia nutrizionale) è impossibile sfuggire all’assillante plagio pubblicitario di qualsiasi venditore che, salvo gli obblighi di legge,perseguirà comunque il suo guadagno prima del benessere dei consumatori.
La mistificazione alimentare è una realtà presente in tutti i Paesi,malgrado l’impegno dei controllori,i limiti non valicabili dell’etichettatura e l’accresciuta dignità dei grandi marchi o delle cooperative sempre più responsabilizzate nell’autocontrollo  .Perciò,sorprende che la scuola non riesca a svolgere,se non con iniziative spontanee e sporadiche,quella preparazione civica al corretto modello alimentare che tanto può interferire sulla salute dei cittadini.
Non è un caso che i disturbi del comportamento alimentare stiano aumentando tra i giovani portati dalla disinformazione a seguire diete irrazionali o a ingurgitare “integratori”come viatico al doping. Purtroppo,le vittime di questa irrazionale credulità abbondano anche tra coloro che intuiscono il ruolo prioritario dell’alimentazione ma senza aver acquisito le più semplici armi culturali  per diffidare di fonti inattendibili che,all’insegna del business, propongono ogni genere di sciocchezze dietetiche.



Tratto dall’articolo di Eugenio del Toma,presidente onorario dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica,pubblicato sulla rivista Con-consumatori n°2 marzo 2013.

venerdì 15 marzo 2013

Le donne nelle società "sviluppate"


Le donne subiscono discriminazioni anche in paesi come il nostro, appartenenti alla società sviluppata occidentale, dove la donna ha una condizione migliore rispetto a quella pakistana, ma dove non ha ancora raggiunto la piena parità con l’uomo.
Infatti i ruoli nella politica sono prevalentemente maschili ad eccezione dei paesi scandinavi. La donna lavoratrice subisce,a volte, violenze fisiche e sessuali da parte dei datori di lavoro per far valere le loro idee e i loro desideri. In alcuni casi la donna riceve uno stipendio minore rispetto a un uomo che pur pratica la stessa mansione. Però, nella società sviluppata,le donne hanno il diritto all’istruzione e al lavoro a differenza di quelle che vivono nei paesi in via di sviluppo. Mi ritengo fortunata ad essere nata in una società “sviluppata”.
Spero che entrambe le società crescano come modo di pensare e mentalità, che capiscano che i loro sono solo pregiudizi verso la donna.
Essa è un essere umano come chiunque altro, con una dignità, meritevole di rispetto.



Sofia della classe 3 G
Una ragazza fiera di essere donna.

Le donne una "razza diversa"


In molti paesi (soprattutto nel Medio Oriente) le donne sono vittime di discriminazioni insensate. Vengono usate come oggetti perché ritenute diverse e inferiori all’uomo. Vengono private dei diritti fondamentali che un essere umano deve avere e vengono lasciate nell’ignoranza. Non viene permesso loro di andare a scuola,di istruirsi,di svolgere un lavoro. Devono continuare a vivere senza sapere, senza poter avere un proprio giudizio o pensiero e senza poterlo esprimere. Io trovo inaccettabile che non venga permesso a una donna di poter capire dove vive,cosa succede nel mondo,lasciarla nell’analfabetismo,farla vivere chiusa in casa. Sì,tenere chiuse in casa,come avviene ad esempio nei paesi del Pakistan e dell’Afganistan.
Le è vietato uscire di casa se non accompagnata da un uomo di famiglia e con indosso il burKa. Il burka è il vestito che copre il corpo dalla testa ai piedi lasciando una grata molto fitta nella parte intorno agli occhi che permette alle donne di vedere all’esterno;ma a chi si trova all’esterno di non poter vedere gli occhi di questa. Tutto ciò perché gli occhi sono lo specchio dell’anima. Con lo sguardo una donna afgana potrebbe esprimere tutto il suo dolore e tutta la sua tristezza. Non le è permesso, non può comunicare con persone all’infuori della sua famiglia!
Molte non possono scegliere se, quando e soprattutto con chi sposarsi; è una decisione che spetta al padre e la figlia non può opporsi.
Molte donne non essendo potute andare a scuola non conoscono rimedi a malattie che nei nostri paesi sono facilmente curabili. Non potendo esprimere la loro opinione è vietato loro anche il diritto di voto. Nei paesi più sviluppati dell’occidente votare è la normalità, invece per le donne del medio oriente è un lusso e sono sottoposte invece a un tristissimo regime talebano.
Tutte queste problematiche si presentano soprattutto nei paesi in via di sviluppo.




Sofia della classe 3 G
Una ragazza fiera di essere donna.