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giovedì 26 aprile 2012

Stretta di mano


Oggi,25 aprile 2012, nel 67° anniversario della liberazione d’Italia, il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha fatto visita a Pesaro per onorare questo importante giorno.
Durante la cerimonia sono intervenute molte autorità. Hanno preso la parola il nostro Sindaco Luca Ceriscioli, il Presidente della Provincia Matteo Ricci, il Sindaco di Sant’Angelo in Vado Settimio Bravi e il Presidente del Consiglio Regionale Vittoriano Solazzi.
Il Presidente Giorgio Napolitano ha fatto un bel discorso ricordando i Caduti della Resistenza. Ci ha detto che la politica non deve essere curata solo dalle autorità ma anche dai cittadini che non possono e non devono disinteressarsene. Prima di scagliarsi contro di essa bisogna ricordare e ripartire dagli eventi che oggi si celebrano.
Il Presidente ha esortato la classe politica a lavorare per estirpare il marcio al suo interno. Per uscire dalla crisi è necessaria una coalizione di uomini e forze restando uniti proprio come nella Resistenza. I partiti anti-fascisti di allora hanno avuto un ruolo fondamentale nella Liberazione. Ora serve che i partiti di oggi ritrovino quello slancio e quell’impegno perché abbiamo bisogno della politica per continuare ad essere un’Italia Unita.
Parole chiave del discorso sono state:Rinnovamento, Fiducia, Unità.
Il Presidente ha concluso dicendo:”Viva la Resistenza, Viva l’Italia” tra gli applausi generali.
Dopo aver stretto la mano e salutato le autorità è sceso dal palco per salutare noi ragazzi delle scuole.
Caro Presidente della Repubblica Italiana è stato un vero onore stringerle la mano!

Post di Alice della classe 2 A.

mercoledì 25 aprile 2012

Il 25 aprile 2012 a Pesaro


Alunni dell’Istituto “A.Olivieri”,con la Prof.ssa Miriam Angelotti, in piazza del Popolo,in occasione della visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la celebrazione del 67° anniversario della Liberazione ( 25 aprile 1945 ).



Calavita/Infophoto
Dal sito multimedia.quotidiano.it de “Il Resto del Carlino” (ed. Pesaro).

mercoledì 18 aprile 2012

Il cioccolato ( seconda parte )

Venerdì 30 marzo si è svolto il secondo incontro con Lara,l'esperta che ci ha parlato del cioccolato. Rispetto al primo incontro questo è stato più specifico,infatti abbiamo analizzato prima di tutto il  frutto del cacao,la cabossa.
Questo frutto è molto particolare perché cresce solo 20° a nord e 20° a sud dell'equatore,ma anche perché non ha meccanismi spontanei di apertura come ad esempio la noce, che se marcisce si apre.
Le cabosse da verdi diventano viola e in seguito arancioni nel corso della maturazione.
In natura esistono tre tipi di albero di cacao:
-il forastero,che è il più produttivo(40 semi per fava)e quindi anche il più economico;
-il trinitario,che ha 30 semi per fava.
-il criollo,che produce i semi più pregiati (20 per fava)e di conseguenza è il più costoso. i suoi semi inoltre, sono ricchi di endorfine che hanno un potere stimolante sul nostro organismo. Ovviamente il cioccolato per essere ricco di endorfine bisogna che abbia i tre ingredienti fondamentali:zucchero,pasta di cacao e burro di cacao.
In seguito abbiamo analizzato la filiera del cacao che si riassume in queste fasi:
1)la fermentazione della polpa e dei semi;2)torrefazione dei semi(tostatura);3)macinatura,che trasforma i semi in una pasta;3)separazione del burro di cacao dalla polvere(fusione);4) concaggio,ovvero il passaggio che produce il cioccolato e mischia zucchero,polvere di cacao e burro di cacao con lecitina di soia;5)passaggio negli stampi;6)tavoletta di cioccolato.
E' importante però notare che la soia con la quale si produce la lecitina è un o.g.m,infatti se noi volessimo avere una cioccolata senza l'aggiunta di lecitina di soia,dovremmo comprare del cioccolato biologico o se no che abbia il marchio Fair Trade,che ci indica che proviene dal commercio equo e solidale che garantisce anche la giusta paga ai lavoratori senza sfruttarli.
Oggi poi sappiamo anche la percentuale minima di cioccolato che deve avere una tavoletta per essere fondente(62%),al latte(32%) oppure extra fondente( più di 62%)
o finissimo al latte (32%)o bianco(senza polvere,con solo burro)
Dopo la teoria abbiamo fatto un esempio pratico sul cioccolato con un gioco di ruolo:nel Parlamento Europeo si sta cercando di varare una legge sul cioccolato e si deve scegliere fra il cioccolato puro e quello con l'aggiunta di grassi vegetali ascoltando prima delle testimonianze di persone che lavorano nei rispettivi campi. Un gruppo faceva i testimoni e io e il resto della classe facevamo il Parlamento Europeo.
Dopo aver ascoltato tutte le storie dei testimoni noi abbiamo dato il verdetto scegliendo per la maggioranza il cioccolato puro,anche a costo di diminuire le multinazionali perchè a mio parere non si possono sotituire le aziende artigianali che fanno la storia di un Paese e,soprattutto sono queste che gli danno ricchezza.Un Paese da una multinazionale ci ricava poco.
Al vero Parlamento Europeo però non è andata proprio nello stesso modo anzi,nel 2001 ha deciso che nel cioccolato si può mettere massimo 5 % di grassi,a scapito delle aziende artigianali e a favore dell'economia,perche ormai questa conta di più delle idee e della politica.
Dopo questi due incontri posso dire di aver imparato molte cose nuove sul cioccolato e,sicuramente quando dovrò scegliere tra le varie tavolette guarderò prima di tutto l'etichetta,ma ripenserò anche al lavoro che abbiamo fatto.


Post di Filippo della classe 3 A.

Il cioccolato (prima parte)

Venerdì 23 marzo io e la mia classe ci siamo recati alla Coop per discutere e soprattutto farci spiegare alcune cose sul cioccolato. L'esperta Lara appena arrivati ci ha dato un cioccolatino,che sarebbe stato l'argomento dell'incontro. Per prima cosa abbiamo lavorato su ciò che notiamo appena lo vediamo:la carta. Il suo nome però non fa riferimento a ciò di cui è composta,infatti era fatta di alluminio plastica e anche carta.
Abbiamo riflettuto a uno ad uno questi tre materiali partendo dalla carta. Lara ci ha mostrato la sua filiera ovvero il suo ciclo di lavorazione:dagli alberi,materia prima, si ricava la cellulosa,che a sua volta viene raffinata lavata e sbiancata o con cloro o come si fa adesso,con acqua ossigenata;la carta che si ricava dalla cellulosa pura è molto resistente e di conseguenza più costosa,è per questo infatti che possono essere utilizzate altre paste dette semichimiche che però diminuiscono la qualità del prodotto.
Il punto è però che tutto questo dispendio di energie noi lo ritroviamo in un semplice cioccolatino quindi la cosa più giusta sarebbe riciclare la carta per risparmiare alcuni passaggi di lavorazione.
Lara poi ci ha illustrato il ciclo di lavorazione dell'alluminio,altro materiale presente nella carta del cioccolatino. La sua produzione è incominciata alla fine dell'800 grazie ad un minerale, la bauxite,da cui, attraverso un processo elettrolitico e chimico si estrae e si ottiene una polvere di alluminio,detto primario. Dopo questo notevole consumo di energia c'è il trasferimento nella fabbrica che produce semilavorati e dopo,le lamine verranno portate in una fabbrica manifatturiera che produrrà beni di consumo. La vita del prodotto è breve perché noi appena prendiamo una lattina,il tempo di consumazione è altrettanto breve,e tutto il lavoro che c'è stato sopra smarrisce, a meno che attraverso la raccolta differenziata non eliminiamo i passaggi più dispendiosi di energia.
Infine,ci è stato mostrato il ciclo di lavorazione dell'ultimo materiale presente nella carta del nostro cioccolatino:la plastica.
Come sappiamo tutti la plastica deriva dal petrolio e la sua estrazione comporta un notevole spreco di energia,ma questo è solo poco in confronto a quello che succede quando produciamo plastica;infatti,dalla composizione degli idrocarburi necessari, si formano le cosiddette polveri sottili dannose per noi e per l'ambiente.
La plastica che noi troviamo nella carta del nostro cioccolatino però,non è che frutto di un'altra lavorazione che produrrà PE,PP,PVC,PET......
Questo ci fa riflettere sul lavoro che c'è dietro una cosa così semplice e ci invita anche a fare la raccolta differenziata.
Ancora però del cioccolato vi ho presentato solo la parte non commestibile,ma l'esperta dopo ci ha affidato il compito di scendere al supermercato e di cercare due tipi di cioccolato che sia o per bambini o per adulti o ecologico;il mio gruppo ha cercato il cioccolato per bambini e ha trovato un ovetto di Dragon Ball e un wafer di Hello Kitty,non facendo in parte però la scelta giusta.
Infatti il cioccolato aveva un target per bambini ma non era proprio un sano cioccolato;esso deve avere i seguenti ingredienti:polvere o pasta di cacao,burro di cacao e zucchero,e i nostri prodotti non gli avevano tutti e questi erano sostituiti da surrogati che però,non avevano niente a che fare con loro. Il cioccolato che abbiamo preso noi è di fatto per bambini,ma solo fuori,dentro invece è per lo più scadente.
Lara ci spiegato che un per comprare un buon cioccolato dobbiamo semplicemente guardare l'etichetta,perché su quella c'è scritta la verità.
In un semplice cioccolatino c'è una storia,non ci resta che gustarne uno veramente buono e riflettere su dove buttare la carta.


Post di Filippo della classe 3 A

giovedì 5 aprile 2012

Nostalgia

Non ricordo il mio primo giorno di scuola all’Olivieri, ma andavo fiero del fatto che la mia sezione si chiamasse come la lettera che precede tutte le altre nell’alfabeto, motivo di vanto non incrinato poi dal sospetto, maturato anno dopo anno, che tra le due classi di bilinguismo la mia fosse quella più restia alla disciplina e allo studio. Ho ancora bene in mente la raffica di note che certi professori scagliarono a mo’ di anatema sul branco urlante e scalciante della mia classe durante tutto l’anno scolastico 2000/2001. Se ci comportavamo in maniera più docile era l’asineria a suscitare l’ira degli insegnanti: e allora il cuore si stringeva al terno al lotto di ogni interrogazione, e quando addirittura si erano scialacquate le due ‘giustificazioni’ in nostro diritto (sbalorditiva innovazione tecnica sconosciuta alle elementari), il silenzio accompagnato allo scorrere dell’elenco sotto gli occhi del professore veniva increspato dal sussurrio di chi prometteva inumani fioretti a qualsiasi divinità pur di farla franca. Osservavano questa scena con un ghigno di sprezzo razionalista coloro che erano già stati interrogati – nonché i soliti due o tre bravi, tra i quali, a giorni alterni, c’ero anch’io.
Ricordo poi la cattedra di Italiano oltre la quale scorgevamo tutti gli anni una figura diversa, quasi  fosse l’insegnamento di Difesa-Contro-Le-Arti-Oscure di Harry Potter. All’insegnante del secondo anno, il professor Forlani, ora docente universitario, si riconducono alcune esperienze fuori dal comune, come quella della recitazione di testi teatrali in classe (memorabile fu la mia interpretazione del Faust di Marlowe); oppure quella dei laboratori poetici in cui ci si dedicava a vicenda sonetti irriverenti, professore compreso; o ancora quella del giornalino di classe, denominato (non chiedetemi perché) ‘Il Corriere dello Zibibbo’, terminata bruscamente a causa dell’abitudine in redazione di parlare continuamente e a voce alta di tutto tranne che di quello che avremmo scritto nel numero seguente. In quell’anno mi scoprii vignettista sottile ed ironico, scatenando anche qualche piccola protesta nel corpo docente per aver pubblicato alcune ingenue caricature di insegnanti.
Ma il peggio lo davamo in Musica, soprattutto se confrontati con quelli della B: cantanti, chitarristi, bassisti, pianisti, e chi più ne ha più ne metta. Noi al saggio di fine anno, invece ci siamo arrivati con un’orchestra di circa venticinque flauti dolci (di cui effettivamente la metà fingevano di suonare), tre ‘triangolisti’ e tre che si limitavano a tenere il tempo maldestramente battendo le mani (e io ero tra questi). 
Ora, a distanza di tanti anni, devo ammettere che il periodo passato alla scuola media Olivieri mi ha dato molte belle esperienze e molti bei ricordi – e non solo per gli episodi qui descritti – tant’è che ancora oggi porto avanti le passioni maturate nelle ore di Artistica, Italiano e (anche se quella volta non l’avevo ancora capito) di Musica.
A volte ripenso a quegli anni con una certa nostalgia.


Post di Alessandro Z. ex-alunno della Scuola "Olivieri". 

Mio nonno donatore

Mio nonno, ex-donatore dell’AVIS di Urbino, mi ha raccontato che una volta non c’erano tutti i controlli di oggi. Il sangue veniva prelevato solo in forma intera; non era possibile donare solo plasma o piastrine.
Un particolare che si ricorda molto bene era che nella stessa stanza, dove avveniva la donazione, si sterilizzavano le siringhe di vetro bollendole (non erano ancora in uso le usa-e-getta) e si cuoceva una bistecca per il donatore per ridargli forze.
Mio nonno ha fatto più di 100 donazioni e ha ricevuto anche la medaglia “Goccia d’oro”.

Post di Simone della classe 2°.

Vantaggi della donazione del sangue

Tutti o quasi noi abbiamo raccontato dell’incontro con l’AVIS ai nostri parenti.
Mio zio, Stefano, ha deciso di andare a donare il sangue.
Donare il sangue ha, infatti, un doppio vantaggio:
1.   Con gli accurati controlli si può sapere se si è in buona salute,
2.   Si fa del bene ad altre persone malate.

Post di Amanda della classe 2 A

A me piacerebbe...

Una volta arrivata a casa ho raccontato subito di questo incontro alla mia famiglia. Io non lo sapevo, ma, mio nonno mi ha detto che anche lui in passato era un donatore di sangue, da quando aveva 18 anni. Ha donato per circa 20 volte. Mi ha detto che all’inizio aveva un po’ paura ma doveva donare per fare del bene agli altri.
 Secondo me donare sangue è un gesto utile e significativo perché con una trasfusione puoi salvare la vita a 4 persone.
A me piacerebbe, da grande, fare un gesto così bello, ma non so se riuscirò perché le punture mi fanno un po’ male e un po’ paura. Spero di superare questo ostacolo per diventare anch’io una donatrice.

Post di Elisa della classe 2 A.