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martedì 27 dicembre 2011

Se il figlio è un bullo...

IL FIGLIO E’ UN BULLO, PAGANO I GENITORI. L’EDUCAZIONE E’ UN AFFARE DI FAMIGLIA.

I genitori devono pagare i danni causati dai figli minorenni, perché hanno il potere-dovere di esercitare vigilanza sul loro comportamento e di svolgere adeguata attività formativa, impartendo l’educazione al rispetto delle regole del vivere civile. E’ la sentenza-la 26200-con cui la Cassazione condanna i genitori di un ragazzo colpevole di una testata in bocca all’avversario in partita, a gioco fermo. Ben venga la sentenza, che richiama i genitori al loro ruolo, in barba ai dettami dell’ultimo cinquantennio che li volevano amici e complici e che ne hanno spesso fatto perenni adolescenti. La paura fa novanta, può darsi faccia anche genitori consapevoli.
A un esame imparziale, una percentuale di danno andrebbe ascritta agli altri responsabili-addetti e non- dell’educazione. A quelle scuole che lasciano impuniti i bulli, ai video che esaltano botte e peggio, a certa cronaca e social network che fanno altrettanto. Ai video giochi, compreso quello che dopo i mondiali di Francia del 2006 esortava:”Usa il mouse per dare una testata a Materazzi cercando di fare una marea di punti e provare l’emozione di essere espulso”.
Più problematico il metodo per evitare la condanna: i genitori “dovranno dimostrare di aver impartito al figlio una buona educazione ed aver esercitato una vigilanza adeguata, in conformità alle condizioni sociali e familiari, all’età, al carattere e all’indole del minore”.
Come lo dimostreranno? Chiedendo ai vicini, che di solito dopo un omicidio dicono “era così tranquillo”? E come misurare la percentuale di maleducazione dovute all’indole e al carattere, con guerre di certificati di parte? E se i genitori non conoscessero loro stessi le regole del vivere civile? Ci vorrebbe un esame per questo, fatto da chi? E per i genitori bocciati, pagheranno i nonni? O si terranno corsi di recupero collettivi intergenerazionali? Insomma, questa sentenza è altamente stimolante e opportuna, se darà inizio a un processo di coscienza e di formazione: a più mani.

Federica Mormando
Dal Corriere della Sera del 11 dicembre 2011.

giovedì 15 dicembre 2011

Le riflessioni di Nicol

Ho assistito all’incontro con gli agenti della Polizia di Stato Luciana e Michele. Nella relazione svolta per gli insegnanti ho scritto questi commenti sugli argomenti trattati.
BULLISMO-Secondo me, il bullismo si deve “combattere”, ma io conosco persone che sono soggette a questa violenza e non lo dicono ai genitori e agli insegnanti.
In questo mondo tutti noi siamo uguali; non ci sono persone superiori e altre inferiori. Non è giusto distinguere per razze.
RICETTAZIONE-Prima di accettare cose/oggetti di cui non sappiamo la provenienza, dobbiamo chiederci:quale origine ha questo oggetto? Da dove proviene?
VIOLENZA SESSUALE- Vorrei dare dei consigli alle ragazze come me:
·         Non dovete uscire la sera tardi (soprattutto d’inverno) da sole o accompagnate da sconosciuti;
·         Non accettate MAI dagli sconosciuti appuntamenti o inviti in luoghi chiusi, isolati e dove non ci sono persone.







Post di Nicol della classe 1 A.

giovedì 8 dicembre 2011

Lezione di legalità

Giornata veramente interessante per i ragazzi delle classi 1 A e 1 D della Scuola secondaria “A.Olivieri”!
Abbiamo avuto la fortuna e l’opportunità di incontrare due agenti della Polizia di Stato (Luciana e Michele) che ci hanno parlato in modo chiaro e dettagliato di un problema che interessa la maggior parte degli Istituti scolastici di tutta Italia:il BULLISMO.
Per non confondere il bullismo con gli abituali conflitti tra coetanei , ci sono determinati dettagli da tenere sotto controllo:
·         Il bullo vuole provocare sofferenza nella sua vittima e non prova nessuna compassione per il compagno ferito moralmente o fisicamente.
·         Il dispetto viene ripetuto più volte.
·         Il bullo e la vittima hanno caratteristiche opposte; il primo è un “duro”, l’altro spesso è debole ed introverso.
Solitamente il bullo sceglie la sua vittima fra quei ragazzi o ragazze che hanno poca “autostima” e spesso sono totalmente chiusi ed introversi che non riescono a confidare a nessuno le proprie difficoltà.
Nel mio piccolo mi ritengo fortunata e non nascondo che ero un po’ timorosa all’inizio dell’anno scolastico perché il passaggio dalla scuola elementare a quella media non è semplice, ma grazie all’attenzione dei docenti e di tutto il personale, non mi sembra che la piaga del bullismo sia così grave nel nostro Istituto.
Certo, ci sono ragazzi e ragazze più grandi anagraficamente, che ti squadrano dalla testa ai piedi! Probabilmente si sentono più sicuri comportandosi così o magari, accendendosi una sigaretta credono di farci sentire ancora bambini, ma l’intelligenza non sempre è determinata dall’età e non dare importanza a certi atteggiamenti, secondo il mio modesto parere è il modo migliore per affrontare questi potenziali bulli.
Se mi dovesse capitare qualcosa di brutto, terrò a mente quello che ci hanno insegnato i due poliziotti


Post di Giulia  della classe 1 A.

giovedì 1 dicembre 2011

Incontro con il dott.Roberto Drago

Martedì 9 novembre le classi 3 A e 3 g hanno svolto un incontro con il dott. Roberto Drago,psicoterapeuta, che ci ha spiegato le emozioni del nostro corpo quando assumiamo sostanze stupefacenti.

Abbiamo fatto una serie di giochi :
1)   Gioco delle buste. Due ragazzi, dopo aver aperto le buste, dovevano mimare le emozioni scritte ( romantico ,assonnato,felice, arrabbiato, ecc…) e i loro compagni di classe di cosa si trattava nel minor tempo possibile.
2)   Gioco dell’alfabeto. Consiste nello scegliere due lettere, dire le parole che iniziavano con quella lettera e vedere se andavano bene con le parole inserite nel computer.
3)   Gioco dell’indovina chi è. I compagni di classe, con delle domande, dovevano identificare due ragazzi.
4)   Il gioco dell’anagramma. Consiste nel cambiare le lettere di una parola e formarne un’altra.
5)   Gioco dell’abito. Ogni classe aveva una persona disegnata al computer e doveva scegliere uno stile tra il country, il punk, l’hippie e l’hip-hop. Noi abbiamo scelto il punk e abbiamo rivestito il manichino con gli abiti di questo stile.
6)    Gioco “cieco”. Due ragazzi, bendati , toccando il viso di un loro compagno lo dovevano riconoscere.
7)   Gioco delle dipendenze. Per mezzo di una sere di indicatori dovevamo distinguere varie dipendenze ( droga, alcol ecc.).




Nella seconda parte dell’incontro abbiamo visto tre spot pubblicitari ingannevoli sulla birra.
Le bevande alcoliche vengono presentate come strumenti per stare bene con gli altri. Più alcol consumi, più i tuoi sogni si realizzano!?!


Post di Greta della classe 3 A.

giovedì 17 novembre 2011

Ciascuno abbia cura della libertà dell'altro

Dalla relazione di don Luigi Ciotti all’Università di Urbino, il 3 novembre 2011, in occasione della consegna del premio “Valerio Volpini” da parte del settimanale diocesano “Il Nuovo Amico” nell’ambito del convegno su “Giustizia sociale e legalità”.

L’educazione dei sacerdoti, come sottolineato nell’intervento di mons. Tani, avviene anche attraverso la testimonianza. Fra tutti quelli che hanno dimostrato, nel corso della loro vita, l’incontro vero con Cristo, vi è don Luigi Ciotti.
Cresciuto in una famiglia di umili origini, fonda nel 1966 il Gruppo Abele, un’associazione che si occupa di gravi situazioni di emarginazione sociale. Nel 1972 venne ordinato sacerdote dal cardinale di Torino Michele Pellegrino, “ il quale-ha raccontato don Ciotti- mi disse che la mia parrocchia sarebbe stata la strada. Oggi quando incontro la gente e penso al Gruppo Abele o all’associazione Libera, utilizzo sempre il noi, perché altro non siamo che una grande trasversalità di persone che si impegnano per il riconoscimento dei diritti, per la pace, per trovare l’unità tra le persone e per essere al servizio degli altri”. Poi don Ciotti ha affrontato il tema dell’impoverimento sociale. “La crisi-ha detto-prima di essere economica, è anzitutto etica e politica. Possiamo parlare di un coma etico della moralità pubblica con una corruzione della speranza che è ingiusta”.
Poi l’accento sul dramma dell’impoverimento culturale. Don Ciotti si è complimentato quindi con la scelta del titolo del convegno perché, ha detto prima viene la giustizia e poi la legalità.”Per parlare di giustizia, si deve tenere conto anzitutto della libertà, massima espressione della dignità umana, della democrazia e soprattutto bisogna recuperare la nozione di responsabilità. L’impegno che ci è chiesto-ha proseguito don Ciotti- necessita di una certa corresponsabilità, per la quale ciascuno di noi, con i propri limiti, si mette in gioco senza dare nulla di scontato”. La legalità non è neppure un valore ma un’esigenza fondamentale della vita sociale, essenziale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e del bene comune. Richiamandosi al documento “Educare alla legalità” ha affermato che il fondamento della legalità è proprio nella giustizia sociale, nell’uguaglianza sostanziale di cui parla l’art.3 della Costituzione. A questo concetto si collega l’etica, che è la ricerca di ciò che ci rende autentici. “Senza diritti-ha concluso don Ciotti-lo sviluppo economico non sarà mai progresso sociale. Siamo tutti uguali come cittadini, ma diversi in quanto persone e la vera scommessa per il futuro è dimostrare che è possibile, nel rispetto delle regole, costruire una nuova realtà che sia per tutti. Perché vivere per gli altri è la più alta forma di libertà”.

Eleonora Gregori Ferri ex alunna dell’Istituto “A.Olivieri”

Articolo tratto dal settimanale diocesano di Pesaro, Fano e Urbino “Il Nuovo Amico”.
Nella nostra Provincia l’associazione Libera di Don Luigi Ciotti parteciperà al progetto di recupero di un  podere confiscato alla ‘ndrangheta in località Isola del Piano(PU).

mercoledì 16 novembre 2011

Ci mancherai magico Sic!

Marco Simoncelli poco tempo fa è venuto a mancare; inutile nascondere la tristezza, la “rabbia” da parte di tutti i piloti e soprattutto della famiglia che , con estrema forza, invece di cercare aiuto in altre persone, lo dava!!!
Sicuramente per tutti i piloti è chiaro il rischio del proprio lavoro, anche per i familiari, che più di tutti sono pronti al peggio, ma questo non è giustificazione per non poter piangere una persona!
E’ buffo, anche quando succedono cose così gravi le persone sono pronte a fare dibattiti: “…ma Lui lo sapeva cosa faceva…”. Io penso che tutti siano pronti a giudicare e nessuno a pensare di poter essere un familiare o un amico stretto di tale persona!
Qualche giorno prima della morte di Simoncelli è scomparso l’inventore del pace-maker. Parlando con un signore ho sentito dire che la morte di questa persona non era stata “pianta” su face book. Io gli avrei voluto dire che è stato solo perché i ragazzi non lo conoscevano. Io mi sono chiesto: come si fa a non stare zitti e riflettere sull’importanza del dono che il Signore ci ha fatto?

Post di Nicholas della classe 3 A.




Dijiro Kato e Marco Simoncelli tra le curve del Paradiso.

mercoledì 9 novembre 2011

"Ciao Sic"

Io ho conosciuto soltanto per una volta Marco Simoncelli.Quella sera al ristorante si stava svolgendo la cena di classe e Lui era proprio lì, al tavolo accanto.
Mi è bastato quell’episodio per capire la sua semplicità, la sua bellezza, la sua spontaneità nel fare le cose. Lui, dopo Valentino Rossi, era il mio pilota preferito: di Lui mi piaceva la compostezza nello stare sulla moto, quel suo modo di guidare”sfrenato”.Diceva sempre le cose come stavano, non aveva paura. Lui era diverso, com’è stato diverso da tutte le altre volte fare un minuto di “casino” anziché di silenzio. L’unica cosa che possiamo ricordare felice nella sua morte è proprio il modo in cui è morto. E’ morto come gli piaceva fare, in sella alla sua moto….


“Ciao Sic”


Post di Tommaso della classe 3 A.

Per Marco

A dire la verità non conoscevo molto bene Marco Simoncelli, sapevo solo che era un motociclista molto bravo e spiritoso; purtroppo gli è capitato un brutto incidente sulla pista di Sepang dove non è riuscito a cavarsela.
Due anni fa, con la mia classe decidemmo di organizzare la cena di fine anno in un ristorante del lungomare, dove per caso arrivarono Marco Simoncelli e i suoi amici. I miei compagni andarono subito a farsi fare l’autografo, solo io, perché mi vergognavo, me lo feci fare da un mio amico.
Alla fine della cena Marco Simoncelli si alzò e mentre usciva, si femò davanti a me e mi chiese perché non ero andato anch’io a chiedergli l’autografo.
Io rimasi impietrito per un attimo e poi gli risposi che mi vergognavo. Lui stava per dirmi qualcosa ma i suoi amici lo chiamarono e andò via.
Da allora ho seguito molto attentamente il campionato del mondo della MOTO GP.



Post di Nicolò della classe 3 A.

martedì 8 novembre 2011

"Dolci" bevande. Ecco i rischi per i più giovani.

Per un nutrizionista è naturale celebrare con entusiasmo le spremute di frutta o allertare sugli effetti della caffeina. I problemi educativi iniziano quando si deve censurare il consumo eccessivo delle bevande dolcificate o peggio, molto peggio, quando si deve affrontare lo spinoso problema degli alcolici e la mancanza di cautela di chi si accosta alle bevande, sia pure a bassa gradazione alcolica, senza conoscerne la potenziale pericolosità.
Ciò che mi preme ribadire è la convinzione di molti nutrizionisti e dei pediatri che le bevande troppo dolci incidano negativamente sull’obesità giovanile. Tant’è vero che in diversi Paesi europei sono stati vietati e rimossi dalle scuole i distributori automatici di bevande arricchite di zuccheri e dolcificanti sintetici anche non calorici.
La preoccupazione deriva dal fatto che l’abuso di queste bevande finisce per deviare il gradimento dei ragazzi verso il gusto dolce con le conseguenti scelte su cibi e bevande. Un po’ come capita in certe famiglie dove si eccede abitualmente con il sale ed i ragazzi adottano la cattiva abitudine di risalare prima ancora di assaggiarli.
Ai genitori va segnalato, inoltre, che si stanno diffondendo sempre di più gli Energy drink e gli sport drink; bevande non del tutto innocue se assunte smodatamente ma apprezzate dai giovani. Ancora più grave, per l’apparente innocenza del connubio, è la presenza di quantità sia pure modeste di alcol nelle bevande a base di frutta. E’ un modo subdolo e pericoloso di avvicinare all’alcol i giovani e di preparare nuovi clienti per le bevande da sballo nelle discoteche.
Una nota sulla birra: bevanda, piacevole e dissetante, ma purtroppo inadatta ai giovanissimi per i quali può rappresentare un’iniziazione all’alcol. E’ vero che le birre più diffuse in Italia hanno, in genere, meno della metà dell’alcol di un’analoga quantità di vino ma è verosimile che nessun genitore consenta a un ragazzino di 12-13 anni un bicchiere di vino ( circa125ml) mentre potrebbe sottovalutare il fatto che le lattine di birra in commercio (circa330ml) contengono altrettanto alcol.


Eugenio del Toma presidente onorario dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica.
L’articolo,leggermente ridotto, è tratto dalla rivista Consumatori- con, edito da Coop adriatica, edizione Marche Abruzzo n°8 ottobre 2011 ed è stato proposto da Tommaso della classe 3°.

"Spiare" il Diario dei Figli Inutile, ne fanno uno apposta per Voi

Per i genitori degli adolescenti “digitalizzati”, i social network rappresentano uno spauracchio: come impedire ai ragazzi di raccontare troppe cose di sé, esponendosi a rischi di ogni tipo: dalla predazione sessuale (la più temuta, ancorchè la meno probabile) alla più concreta possibilità che le “confidenze” di oggi vengano pagate domani con una mancata assunzione, o peggio, al cyberbulling (le persecuzioni da parte del “branco virtuale” dei coetanei che, nel caso dei soggetti più fragili, possono provocare seri danni)? Escluso il “proibizionismo”-vietare l’uso dei social media è controproducente, oltre che praticamente impossibile-, molti si orientano verso il tallonamento: l’apprensivo papà (o mamma) entra a sua volta in Facebook per “spiare”il profilo del proprio virgulto, talvolta azzardandosi a chiederne l’amicizia (che il disgraziato difficilmente può rifiutare).
Tutto sotto controllo? Illusione: il Guardian ha pubblicato i risultati di una ricerca condotta dalla società Family Kids and Youth, secondo cui una significativa percentuale di giovani utenti del social network attiva due o anche tre account differenti: il primo , quello “ufficiale”, serve a gettare fumo negli occhi dei familiari, gli altri, che sfruttano false identità, vengono usati per parlare liberamente della cose “serie” (sesso,imprese trasgressive,sfottò nei confronti dei professori e insulti ai nemici di turno).Sociologi e psicologi della Rete hanno da tempo messo in luce la grande mutazione dei comportamenti giovanili: dai vecchi diari, accuratamente sottratti agli sguardi indiscreti, allo sfrenato esibizionismo del web. Una tendenza, si dice, che è il prodotto della difficoltà  di definire la propria identità in quest’era di incertezze: in assenza di punti saldi, si cerca dagli altri la conferma della propria esistenza e una risposta alla domanda “chi sono?”. Giusto, ma una cosa non è cambiata: usciti dall’infanzia queste domande non si rivolgono più ai genitori, bensì all comunità dei pari. Ecco perché inseguire i ragazzini nelle loro scorribande online serve a poco, tanto riusciranno sempre a scappare.

Articolo di Carlo Formenti dal Corriere della Sera del 6 ottobre 2011.

giovedì 20 ottobre 2011

Per gli Italiani Figli sempre Innocenti, il Desolante paragone con gli Inglesi

Come hanno reagito i genitori dei (pochi) black bloc o presunti tali arrestati dopo i saccheggi e le devastazioni di Roma? Da genitori italiani , ovviamente: nostro figlio no- hanno detto praticamente in coro- non si è mai occupato di politica, vi sbagliate, è un bravo ragazzo, lo conosciamo bene, figurarsi un black bloc, non è possibile, siamo completamente all’oscuro, non ha mai lasciato trapelare niente, e, comunque la galera no, non merita la galera, la galera non serve, è soltanto una scuola di delinquenza. In pratica, la medesima sceneggiata che va in onda ogni volta che ragazzi italiani incappano in una punizione o anche solo in una minaccia di punizione, cominciando dai banchi di scuola, come si sa. In caso di brutti voti, in caso di note di condotta, in caso-non sia mai- di bocciature, fanno scudo, i genitori, sempre e comunque ai loro figli, ovviamente innocenti, diligenti, forse incompresi dagli insegnanti, al massimo un po’ immaturi, trascinati su strade sbagliate da qualche cattivo amico. La responsabilità, insomma, è sempre altrove. Più o meno lo stesso accade nelle caserme dei carabinieri, nei commissariati di polizia, davanti ai giudici dei tribunali: mai una volta che dei genitori si trovino d’accordo con chi intende punire le trasgressioni-spesso cariche di conseguenze anche pesanti- dei loro figli. E se una volta succede, i giornali si affrettano a dare la notizia, inattesa, sorprendente, un vero e proprio scoop.
Meglio non fare confronti con quel che è successo qualche settimana fa a Londra, saccheggiata e devastata come Roma da bande di giovani e giovanissimi scatenati. Ci sono, infatti, stati, là in Inghilterra, genitori che, un po’ più informati dei nostri sui segreti passatempi dei figli, li hanno denunciati alla polizia, pur sapendo che le pene detentive erano state, per l’occasione, notevolmente inasprite.
Meglio non fare confronti altrimenti saremmo costretti a riconoscere che ciò che resta dell’antica e preziosa coesione della famiglia italiana spesso somiglia oggi più che altro a reticenza, omertà e complicità.

                                                                  Isabella Bossi Fedrigotti

Dal Corriere della Sera del 20 ottobre 2011.

giovedì 29 settembre 2011

Inaugurazione Anno Scolastico al Quirinale

In occasione dell'inaugurazione dell' anno scolastico 2011/2012 , la nostra scuola ha ricevuto l'invito a partecipare  alla manifestazione che si sarebbe tenuta a Roma al Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.  La mattina del 23 settembre alle 6.45 , ci siamo dati appuntamento alla stazione di Pesaro e con la Dirigente Scolastica , due docenti accompagnatori  e l'assessore comunale ai Servizi Educativi, Marco Signoretti, noi alunni di 3^ , 5 maschi e 3 femmine di classi diverse,  ma tutti amici,  siamo partiti con il treno in direzione della  Stazione Termini di Roma dove siamo arrivati alle 10.30. Scesi dal treno ci sono venuti a prendere due hostess e un assistente  che ci hanno portato  a fare  un breve giro turistico della città con l'autobus  prima di  pranzo . Alle 14.30 ci siamo recati al Quirinale dove abbiamo ricevuto in regalo zaino, magliette e cappelli da indossare per la diretta televisiva  “ Tutti a scuola”. Ci hanno sistemati in platea nel cortile d'onore del Quirinale e alle 17.30 è iniziata l'inaugurazione con l'arrivo del Presidente della Repubblica e del Ministro della Pubblica Istruzione Gelmini. Alla manifestazione erano presenti moltissimi alunni provenienti da altre scuole italiane e alcuni personaggi famosi fra i quali : Massimo Ranieri, Valentina Vezzali, Federica Pellegrini, Emma Marrone e Marco Simoncelli.
La cerimonia era in diretta televisiva sulla Rai e condotta dal noto presentatore Fabrizio Frizzi.


Fra i tanti ospiti che sono intervenuti mi hanno colpito molto le parole pronunciate da un ragazzino afghano giunto in Italia  clandestinamente, il quale ci ha ricordato che la scuola è un privilegio in Afghanistan e che noi siamo molto fortunati perchè  possiamo frequentarla tutti i giorni. Dopo la cerimonia le hostess e l'assistente ci hanno accompagnato in hotel  dove abbiamo cenato e pernottato. Il giorno seguente siamo partiti dall' hotel la mattina presto con una navetta che ci ha portato nel centro di Roma a visitare la Basilica di San Pietro, Piazza di Spagna, la Fontana di Trevi, Piazza Navona, il Pantheon e il Campidoglio.  
Alle 17.30 abbiamo fatto ritorno in treno con arrivo a Pesaro alle 21.00 circa.
Mi ha fatto molto piacere partecipare a questa cerimonia, è stata una esperienza bellissima e spero che ci sia la possibilità di ripeterla.

 Nicolò della classe 3 A

sabato 18 giugno 2011

Apprendere a scuola

Apprendere non è “cool”, non è “easy”, non ha niente di “glamour”. Anche perché è una cosa lunga, di piccoli passi, che dura mesi, anni. E’ una cosa sempre più incompatibile, insomma, radicalmente incompatibile, con l’aria dei tempi che vuole che tutto si faccia velocemente, schiacciando un bottone, con il semplice sfiorare uno schermo, che le macchine, gli automatismi d’ogni genere, ci forniscano ciò che ci serve. E vuole che tutti sempre ci divertiamo, siamo leggeri, agili, disinvolti: altro che il patema e magari la brutta figura di un’interrogazione, o la fatica di un compito scritto! Sì, per far esistere la scuola oggi ci vorrebbe ciò che non c’è: docenti che se infischino della modernità, famiglie motivatissime, ragazzi senza computer. Ci vorrebbe cioè quello che non può più esserci!


Dall’articolo di Ernesto Galli Della Loggia pubblicato su STYLE n°7-8 Luglio-Agosto 2011 magazine del Corriere della Sera

giovedì 16 giugno 2011

Contro le mafie

Questo post riporta una parte dell’intervista rilasciata da Don Luigi Ciotti alla rivista Press del marzo 2011, edita dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, firmata da Umberto Lombardi.

Nello statuto dell’Associazione “Libera”-fondata nel 1995 da Don Ciotti-si legge che questa ha lo scopo di “promuovere una cultura della legalità, della solidarietà e dell’ambiente…”. Come si promuove, soprattutto nei giovani, una cultura fondante i temi della legalità, della giustizia e della corresponsabilità sociale?
La legalità comincia appunto dalla corresponsabilità, e in questo senso la prima educazione deve essere alla relazione, alla socialità. I bambini, anche a scuola, vanno accompagnati all’incontro con l’altro, va insegnato loro che soltanto in quello scambio possono conoscere se stessi, possono crescere e quindi realizzarsi. Ecco perché educare alla legalità deve diventare un educarci insieme ai rapporti umani, un mettersi in gioco, un incontrarsi. Ogni iniziativa che, in questa prospettiva, punti a suscitare nei giovani l’amore per la democrazia e per la giustizia sociale merita incoraggiamento e sostegno. Ben vengano allora le ore dedicate allo studio della Costituzione, purché la cosiddetta “educazione alla legalità” non si risolva in formalismi, in freddi e distaccati passaggi di nozioni, norme, regole. Presentare la legalità in un’ottica solo formale, come un sistema di divieti e di prescrizioni, significa perdere un’occasione preziosa d’incontro con i giovani.

In questi anni di attività, quali progetti e risultati sono stati raggiunti da “Libera”?
Non mi piace parlare di “risultati”, piuttosto di percorsi da continuare a costruire insieme, di tappe lungo il cammino dell’impegno, della corresponsabilità, del “noi”. Fra le attività più importanti di Libera c’è stato certo il lavoro sui beni confiscati, reso possibile da quella legge 109/96 che è stata la nostra prima scommessa: per sostenerne l’approvazione, 15 anni fa, raccogliemmo oltre un milione di firme in tutta Italia. Le cooperative del circuito Libera Terra, che danno un lavoro vero a tanti giovani e portano sulle tavole degli italiani prodotti dal gusto di legalità e responsabilità, sono oggi forse il simbolo più visibile di quanto è stato possibile realizzare grazie a quella norma. Ma altrettanto importante è per noi il discorso educativo avviato in tante scuole e università, e il rapporto di affetto e collaborazione stretto insieme ai famigliari delle vittime, che oggi sono riuniti in un coordinamento di circa 5 mila persone.







domenica 12 giugno 2011

Un libro per l'ambiente 2011

Dalla metà di febbraio la nostra classe, la 1 A e la 3 E, ha partecipato ad un progetto ideato da Legambiente che consisteva nella lettura di alcuni libri di carattere naturalistico o narrativo per poi esprimerne un giudizio.
Il 30 maggio abbiamo avuto l’incontro finale nella sala del Consiglio Provinciale, dove ci ha accolto la coordinatrice di Legambiente assieme ad una rappresentante della casa editrice Lapis per il libro “Il manuale della natura”, in quanto gli autori non potevano essere presenti perché francesi.
Abbiamo assistito ad un collegamento in videoconferenza con altre città delle Marche e precisamente Fabriano, Camerino, Camerano e Ancona.
Prima abbiamo rivolto alcune domande alla rappresentante della casa editrice presente a Pesaro, poi abbiamo posto una domanda on-line all’autrice del libro “Figli del vento” e ai rappresentanti delle case editrici che si trovavano nelle diverse città collegati in videoconferenza.
Alla fine il momento atteso da tutti… la premiazione dei libri preferiti dai ragazzi… tutti con le orecchie aperte ascoltavamo la voce di Sandro Donati, Assessore Regionale all’Ambiente, che pronunciava i libri vincitori!!
Hanno vinto , per il ramo narrativo “Il regalo nero”, invece per il ramo scientifico “I figli del vento”.
Gli autori e i loro rappresentanti hanno ringraziato gli studenti delle varie scuole per avere letto con interesse tutti i libri selezionati da Legambiente.


Questo incontro ,nonostante alcuni problemi tecnici con  il collegamento in videoconferenza, per me , è stato molto interessante perché gli autori hanno chiarito i nostri dubbi su alcuni aspetti del contenuto dei libri.


Commento di Alessandra della classe 2 A.

La nostra alimentazione 2

Due esperte, sabato 28 maggio, ci hanno spiegato che, soprattutto noi adolescenti, dobbiamo seguire un’alimentazione sana, corretta e nutriente perché nel Centro Italia l’obesità fra gli adolescenti è aumentata del 5-10%.


Noi tra un panino ben farcito e un frutto di stagione scegliamo il panino , anche se bisognerebbe scegliere la frutta, perché una dieta sana è meglio che essere in sovrappeso! Anche le bibite bisognerebbe berle pochissimo perché possono contenere caffeina e coloranti artificiali. Di naturale c’è solo l’elemento base, l’acqua.
I videogiochi, internet e la televisione contribuiscono all’aumento dell’obesità nel mondo perché divertono molti ragazzi e per usarli basta solo spingere un bottone!!
Dovremmo, invece, preferire il gioco con gli amici all’aria aperta e praticare uno sport.
Molti di noi passano il tempo davanti alla tele mangiando un pacco di patatine fritte!!!


Io cerco di mangiare sano ma , qualche volta, mangio junk-food e bevo bibite.


Intervento di Camilla della classe 2 A.

giovedì 9 giugno 2011

La nostra alimentazione

Sabato 28 maggio la nostra classe è stata invitata ad assistere a una lezione sull’alimentazione.
Una professoressa dell’Università di Ancona insieme ad una dottoressa dell’Ospedale Regionale delle Marche ( che è la mamma di una alunna della prima A) ci hanno spiegato l’importanza di una corretta alimentazione.
I bambini, i ragazzi, ma anche gli adulti molto spesso sono influenzati dalla pubblicità che ci inganna e ci fa comprare dei prodotti di cui spesso non abbiamo bisogno. Molto spesso questi prodotti sono dannosi per la nostra salute; ma,anche se lo sappiamo, continuiamo a comprarli.
Hamburger, patatine fritte, pizza ecc. sono i cibi preferiti dai ragazzi. Gli americani li chiamano JUNK FOOD (cibo spazzatura).Sappiamo che non fa bene alla salute ma tutti lo mangiano ugualmente. Infatti la percentuale dei bambini obesi sta aumentando in America, in Italia e in tutti i paesi ricchi. Secondo gli esperti le persone devono mangiare più frutta e verdura e meno dolci e JUNK FOOD. Per i ragazzi è molto importante praticare uno sport. Quando una corre i muscoli hanno bisogno di energia e quindi consumano più calorie e grassi.


Non solo i cibi ma anche le bevande contengono molte sostanze chimiche. Per esempio le bibite gassate contengono oltre all’acqua, anidride carbonica, zuccheri e altre sostanze prodotte artificialmente in laboratorio.
Dobbiamo essere più attenti alla nostra alimentazione perché gli scienziati hanno dimostrato che molti cibi elaborati sono, alla lunga pericolosi per la salute.


Intervento di Karina della classe 2 A.

mercoledì 1 giugno 2011

Per i genitori.

LASCIAMO I BAMBINI FUORI DA FACEBOOK PER CHIUDERE LA PORTA AI PEDOFILI.

Non se ne parla quasi mai sui giornali, nei bar o sul web. Quasi a voler scongiurare il fantasma dell’orco e a volere dimenticare le nostre responsabilità. Ma la pedofilia viaggia su Internet alla velocità dei social network, scientificamente irraggiungibile per noi genitori. E’ per questo che non può passare sotto gamba la leggerezza con cui Mr. 12,5 miliardi di dollari, il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, ha tranquillamente anticipato alla Cnn che in futuro si potrà pensare a dare libero accesso sul più dilagante sito di social network anche ai bambini ( sì bambini, non chiamiamoli teenager o adolescenti in questo caso ) al di sotto dei 13 anni.
Zuckerberg, che ha sottolineato come in cantiere non ci sia un progetto come questo, parla come se fosse un neo-sociologo ma in realtà pensa a Wall Street e alla sua quotazione da 50 miliardi di dollari, già in attesa come l’evento storico che farà impallidire la divinità Google. Sono affari, comprensibile.
Ma ci sono argomenti su cui anche un manager che pensa ai propri miliardi deve fare un passo indietro, soprattutto quando dalle sue decisioni può dipendere la sicurezza dei bambini.
“I criminali su Internet ragionano esattamente come quelli di strada: preferiscono entrare dove la porta è aperta” racconta sempre un dirigente esperto della Polizia postale. E allora, anche se è vero che gli under 13 più scaltri troveranno comunque il modo di chattare liberamente su Facebook usando delle credenziali false, aprire quella porta per tutti i bambini con le loro credenziali vere- che in sostanza permette di essere rintracciati più facilmente visto che chi si collega può sapere che sta parlando con un bambino di 10 anni-vuole dire fare entrare facilmente i pedofili anche in quello spazio pericoloso che sempre di più si sta sovrapponendo alla strada.
La responsabilità maggiore rimane in carico a noi genitori prima di tutto. Ma che almeno gli Zuckerberg e affini del web 2.0 che stanno rivoluzionando la nostra vita non dimentichino di avere un ruolo sociale anche fuori dalla Rete.
Saranno realtà virtuali, forse, ma i danni sono veri.

Massimo Sideri
Articolo tratto dal CORRIERE DELLA SERA del 31 maggio 2011 pag.42.

domenica 29 maggio 2011

Decalogo importante, inutile o superato?

DIECI REGOLE PER ROVINARE VOSTRO FIGLIO

-      Fin dall’infanzia, dategli tutto quello che vuole; così crescerà convinto che la vita e il mondo gli debbano tutto ciò che serve a soddisfare i suoi capricci.
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-      Se dice una parolaccia, ridetene; così crederà di essere divertente e imparerà ad essere volgare.

-      Non dategli alcuna educazione spirituale né inculcategli alcun principio morale. Aspettate che a 18 anni diventi maggiorenne e “ decida da sè”.

-      Non rimproveratelo mai, per evitargli complessi di colpa. I complessi di colpa rendono infelici e condizionano lo sviluppo della personalità.

-      Mettete in ordine tutto quello che lascia in giro; fate voi quello che dovrebbe fare lui, in modo che si abitui a scaricare sugli altri le sue responsabilità.

-      Lasciate che legga e veda di tutto. Preoccupatevi che attorno a vostro figlio tutto sia pulito e secondo le norme igieniche, ma lasciate che il suo spirito si nutra di immondizie.

-      Litigate spesso in sua presenza; così imparerà a mancare di rispetto ai genitori e si convincerà che la famiglia è un’istituzione nociva, e non si stupirà troppo se a un certo punto vedrà la sua disgregarsi.

-      Date al ragazzo tutto il denaro che vuole. Non lasciate che se lo guadagni. Che sia felice intanto che è giovane. Perché dovrebbe faticare come avete fatto voi, per avere quello che vuole?

-      Soddisfate ogni suo desiderio per il mangiare, il bere e le comodità; negargli qualche cosa potrebbe crearli pericolose frustrazioni.

-      Prendete sempre la sua difesa contro i vicini di casa, gli amici, gli insegnanti, gli agenti dell’ordine; sono tutti prevenuti contro vostro figlio!

-      E preparatevi a una vita di amarezze: non vi mancheranno.


-      Testo pubblicato su richiesta di alcuni docenti della nostra scuola.

sabato 28 maggio 2011

La scelta della scuola superiore

LA SCELTA DELLA SCUOLA PER I FIGLI E I PREGIUDIZI RADICATI IN FAMIGLIA.

Una famiglia che deve iscrivere un figlio alle superori ha due problemi. Primo problema: scegliere la tipologia della futura scuola fra Liceo, Istituto Tecnico o Istituto Professionale. Secondo problema: quale indirizzo preferire. I professori della medie, alla conclusione del ciclo, danno un consiglio più che un’indicazione precisa. Segnalano se per un adolescente sia meglio puntare a un diploma professionale per cercare di entrare al più presto nel mondo del lavoro o invece affrontare più in là gli studi universitari. Segnalano la maggiore o minore apertura degli studenti per gli studi umanistici o scientifici. La scelta dipenderà dunque di fatto, dalle possibilità economiche o dalle tradizioni culturali della famiglia. In questa fase la scuola ha poche responsabilità: nessuno può in realtà sapere quali siano interessi e vocazioni autentiche di un giovanissimo e tanto meno i possibili sviluppi della sua mente. Sta di fatto che – secondo uno studio di Almalaurea – il 42% degli studenti, una volta ottenuta la maturità, pensano di aver sbagliato strada. Per non parlare poi della piaga degli abbandoni. Secondo il rapporto Istat, nel 2010 un giovane su cinque ha lasciato gli studi per andare a ingrossare le schiere dei precari. Non credo che la scuola possa aiutare i giovani a fare una scelta giusta, neanche con i test e con i colloqui di accesso organizzati dalle superiori: per ognuno ci possono essere nel giro di un anno cambiamenti mentali radicali.


Pesa dunque molto di più la scelta dei genitori: i quali paiono orientarsi sempre più verso i Licei (+3,0%) o più moderatamente gli Istituti Tecnici (+0,4%) , mentre snobbano vistosamente gli Istituti Professionali (-3,4%) che più degli altri dovrebbero , almeno sulla carta, dare opportunità concrete di lavoro, se fossero seguiti i corsi più legati alle esigenze del territorio.
Prevalgono pregiudizi ben radicati nelle famiglie, preoccupate in prevalenza che i figli mantengano uno stato sociale o tendano a migliorarlo, più che badare ai contenuti di un percorso educativo appropriato.

Giorgio De Rienzo

Articolo tratto dal CORRIERE DELLA SERA del 25 maggio 2011, pagina 42.

venerdì 27 maggio 2011

La "nave della Legalità"

Questa settimana ho passato tre giorni all'insegna della legalità .
Da domenica 22 maggio a martedì 24 maggio ho viaggiato per un progetto che sia io che la mia classe abbiamo sviluppato dall'inizio di quest'anno scolastico:il BLOG sulla legalità.
Per concludere così questo cammino sono stato invitato a partecipare ad una manifestazione che ricorderò per tutta la vita.
Dalla domenica mattina alle 7 siamo partiti in treno io, la Dirigente, il prof.Buonvino e altri tre alunni della nostra scuola per arrivare a Civitavecchia,dove ci saremo imbarcati per Palermo con la “Nave della legalità”.


 Alle ore 14.00 circa,al pontile d'imbarco, eravamo così esausti che ci siamo fiondati nelle cabine per riposarci,in attesa dell'evento che presentava il programma del viaggio.
L'evento è stato molto significativo; vedere infatti scuole provenienti da tutta Italia riunirsi nel porto di Civitavecchia era uno spettacolo fantastico.
Nonostante tutto il primo giorno è stato rilassante perché dopo la partenza della nave abbiamo cenato e abbiamo assistito alla proiezione di un video sul vero scopo di questo viaggio:ricordare Giovanni falcone e Paolo Borsellino e le loro imprese contro la mafia.
Il giorno più importante è stato però lunedì a Palermo dove abbiamo assistito ad una conferenza nell'aula bunker con i ministri Gelmini, Maroni , Alfano e la sorella di Giovanni Falcone , Maria Falcone ,che ci ha parlato di quanto è importante continuare l'opera di suo fratello e di Borsellino perché la mafia non è invincibile.
Dopo di questo abbiamo pranzato e poi abbiamo partecipato ad un corteo contro la mafia in cui si cantavano cori e inni a favore dei due magistrati palermitani morti combattendola e sconfiggendola in parte. Durante il corteo ho notato anche una cosa che mi ha colpito ovvero la paura continua di alcuni palermitani che durante la manifestazione non aprivano neanche le finestre .


Infine dopo questa giornata ,martedì siamo sbarcati a Napoli ,dove  abbiamo preso il treno per Pesaro.
L'arrivo è avvenuto alle ore 17.00 circa .
Volevo aggiungere in conclusione che questo viaggio mi ha fatto crescere e guardarmi intorno per capire che la mafia si combatte con il coraggio e la determinazione.
E' un viaggio che non mi ricapiterà più nella vita e sono contento di averlo fatto!

Commento di Filippo della classe 2 A.

martedì 24 maggio 2011

Mi piacerebbe...

Il 13 maggio sono venuti nella nostra scuola dei militari della Guardia di Finanza per parlarci del loro lavoro. Questa presentazione mi ha davvero colpito perché non sapevo che il loro lavoro era così appassionante. Ci hanno parlato dei pericoli che corre chi assume droga. Prima “distrugge”il sistema nervoso poi il sistema immunitario e infine può causare la morte.
Uno degli scopi della Guardia di Finanza è combattere la piaga della droga, scoprire i trafficanti utilizzando i cani antidroga da loro addestrati. I cani imparano a scoprire lo stupefacente fin da piccoli dandogli un manicotto impregnato da una sostanza prodotta chimicamente che ha lo stesso odore della droga.
Alla base dell’addestramento dei cani c’è il gioco e l’odore caratteristico viene associato al divertimento. I manicotti vengono nascosti nei posti più impensati, sedili della autovetture o dentro i mobili; il cane farà di tutto per scovarli. La conquista del cane –manicotto ad ogni costo- è per il cane un gioco che lo renderà un grande esperto di stupefacenti.


“Nessun cane sniffa o mangia queste sostanze- ci tiene a precisare un finanziere-perché se accadesse i cani si ammalerebbero e non possiamo permetterci di perdere la nostra linfa vitale. La salute del cane è sempre prioritaria”.La droga trovata dal cane viene sequestrata ed esaminata dagli esperti ed in seguito bruciata in appositi forni. Il lavoro del finanziere è per me molto interessante e mi piacerebbe, in futuro, poter diventare istruttore di cani antidroga.

Commento di Andrea della classe 3 A.

lunedì 23 maggio 2011

Incontro con la Guardia di Finanza

Il giorno 13/05/2011 diverse classi della scuola media A. Olivieri, compresa la 2°A, hanno incontrato la Guardia di Finanza, per parlare della droga.
Si è discusso dei vari tipi di droga, ovvero sostanze stupefacenti, bevande alcoliche e tabacco e dei loro pericoli. Le sostanze stupefacenti distruggono i neuroni e quindi danneggiano il cervello; il tabacco fa venire il tumore ai polmoni; e le bevande alcoliche fanno perdere in parte conoscenza e di conseguenza ci sono molti incidenti stradali con altrettanti morti.
Le droghe provocano assuefazione , ovvero dipendenza, infatti gli spacciatori di sostanze stupefacenti, le prime volte danno la droga gratis, poi quando i “clienti” non ne possono più fare a meno, la iniziano a far pagare cara per guadagnare soldi.
A questo punto ci si potrebbe chiedere perché le persone iniziano a drogarsi, se ci sono conseguenze che potrebbero anche portare a rubare per comprare la droga; la risposta è semplice: sono in un momento di crisi e pensano che la droga può mandar via tutti i problemi, non sanno le conseguenze o pensano che sia solo un gioco e che dopo una settimana torna tutto uguale a prima, ma non è vero, infatti per risolvere il problema della droga ci vogliono diversi anni e dure terapie.
Per creare la droga, si parte da delle piante e poi ci sono vari passaggi chimici che vengono svolti di nascosto.
Le droghe si possono iniettare con le siringhe, deglutire con le pasticche o sniffare con delle polverine.
Per scoprire dove si trova la droga le forze di polizia si fanno aiutare da cani addestrati per trovare attraverso l’olfatto la droga; molte persone si chiedono se i cani sono drogati per conoscere l’odore della droga, in realtà da quando nascono i cani vengono fatti giocare con un manicotto per stimolare il loro senso di possessività, poi quando hanno circa un anno, i finanzieri impregnano l'asciugamano con l'odore della droga, così i cani si abituano a cercare quell’odore e ogni volta che lo sentono lo fanno notare ai finanzieri.
Per essere sicuri che funzioni tutto bene, i finanzieri sottopongono i cani a delle prove per capire anche il loro carattere e quindi quello per cui sono più portati, per esempio trovare persone sotto le macerie o vittime di calamità naturali, trovare la droga o semplicemente assistere i poliziotti durante il loro lavoro.
I cani quando sono troppo anziani per continuare a lavorare vengono accolti nelle abitazioni dei loro educatori, o in caso che loro non possano, vengono affidati a famiglie accuratamente scelte che avevano fatto una richiesta.
I cani più scelti per questo lavoro sono i meticci ovvero di razza non pura, o labrador o pastori tedeschi.
Un’ altra cosa importante che ci hanno raccontato i finanzieri è che loro dopo avere trovato la droga, la consegnano alla scientifica e dopo tutti gli esami la droga viene bruciata in forni appositi.
Alcune di queste cose ci sono state mostrate in un video che i finanzieri ci hanno fatto vedere .


Dopo aver parlato di tutte queste cose, i finanzieri ci hanno fatto una dimostrazione dell’ efficacia dei cani: siamo andati al Parco Miralfiore e il finanziere ha appoggiato delle valigie vuote per terra, poi un cane ci è passato sopra più volte per controllare che non ci fosse droga dentro; dopo hanno allontanato il cane e sotto a una valigia il finanziere ha posizionato il manicotto che aveva l’odore della droga e il cane passandogli di fianco, ha sentito l’odore e ha iniziato ad indicare la valigia con insistenza, fino a quando il finanziere l’ha alzata e gli ha dato il manicotto.
Questa esperienza mi è piaciuta ed è stata molto educativa, mi piacerebbe ripeterne una simile.

Commento di Federica della classe 2 A.